sabato 13 aprile 2013


venerdì 12 aprile 2013

omaggio al "NOLANO"






Per il “Nolano“. Una mostra di Tufano

Sosteneva Giordano Bruno che l’agire è frutto esclusivo della volontà umana e le conseguenze delle sue azioni sono pertanto responsabilità dell’uomo stesso. In un secolo, quello rinascimentale, attraversato da grandi rivolgimenti morali e da immense scoperte scientifiche che frantumarono la concezione antropocentrica del mondo, il filosofo nolano contribuiva con le sue teorie a evidenziare come la dignità dell'uomo, la sua nobiltà, il suo significato, dipendessero dal suo agire; che il premio dell'azione fosse nel significato dell’azione stessa. Quale migliore punto di partenza filosofico per introdurre il progetto espositivo di Tufano che poggia, appunto, saldamente, su contenuti di carattere sociale e che indaga il senso di responsabilità dell’agire artistico? Da anni impegnato in una ricerca che scardina i criteri tradizionali dell’opera, Tufano trasforma l’arte in una serie di azioni o di oggetti (scultorei e pittorici), come nel caso di questa mostra, che mettono in discussione il significato e il valore che l’arte può assumere nei confronti del vivere nella società civile. Per diverso tempo il suo fare artistico è stato addirittura il delegare agli altri (artisti, critici o letterati) la realizzazione di opere o progetti d’arte nel suo spazio vitale, la sua casa-galleria. Ora, tornato a riflettere sull’oggetto artistico, traduce questa sua esigenza di “dare spazio” alla libera interpretazione degli altri in un progetto che mette in primo piano il concetto stesso di Italia, di patria, quindi, e di Europa. Concetti astratti, poggiato però sulle vite umane di chi le ha costruite e di chi in esse crede fermamente.
Le tre opere della serie “L’Italia cor-rotta” affrontano con le loro sagome deformate e in parte frantumate una dolorosa riflessione sul significato che il concetto di nazione ha assunto nella contemporaneità, tra laceranti politiche locali e perdita del senso di appartenenza comune ampiamente diffusa nelle vecchie e nuove generazioni. Le tre sculture Italia in vuoto, Italia sospesa e Italia appesa traducono in metafora il concetto di geografia: la dimensione psicologica del senso di appartenenza alla stessa nazione, alle sue tradizioni, ai suoi destini, anche umani, che ne hanno attraversato la storia. E’ inevitabile provare un senso di profondo disagio di fronte all’azione distruttrice e deformante dell’artista, che con sottile ironia e facendo il verso anche alla famosa Italia rovesciata di Luciano Fabro, che per primo ha agito sulla sua sagoma, muta la prospettiva cui siamo soliti pensare alla nostra nazione, con un Nord in alto e un Sud in basso, con uno “stivale” regolare e integro. I confini tra regioni e città si frantumano sotto il gesto distruttivo dell’arte e con essi le certezze che hanno imperniato il nostro sentirci parte di una nazione, di un unico Stato. Le sagome giungono addirittura a sdoppiarsi! Sembra qui affiorare un altro punto di contatto con Giordano Bruno, che facendo proprie le teorie copernicane, ha rivoluzionato la teorie di un sistema di pianeti unico, in favore di una molteplicità di sistemi eliocentrici, ponendo l‘uomo moderno di fronte alla incommensurabilità dell’universo.
Nelle carte di Tufano, inoltre, le sagome dell’Italia assumono un valore materico particolare: tra bruciature, grinzature e frammenti di pagine dei quotidiani, l’idea topografica della cartina, così come siamo abituati a vederla sugli atlanti, appare violata quasi con ferocia, con volontà distruttiva. Tufano vuole forse puntare l’attenzione - come ha scritto recentemente Lorenzo Bruni - sugli errori politici, economici e culturali commessi in questo ultimo ventennio che hanno portato al tradimento delle potenzialità che aveva l’Italia del boom economico. L’azione deformante agita su queste cartine geografiche non può del resto non far pensare ai territori martoriati dalla bramosia speculativa comune a tanti luoghi del nostro “stivale” che da Nord a Sud ha contribuito a cancellare forse per sempre l’immagine del “bel Paese”, ricco di bellezze naturali e di risorse culturali. Le bandiere dell’Italia e dell’Europa, inoltre, anch’esse tagliuzzate e lacerate, sono simbolo della fragilità delle convenzioni economiche e sociali, quando non sono emanazione di un comune e forte sentimento di appartenenza.
In un gesto rituale, che diventa atto performativo - tra le forme artistiche che hanno caratterizzato anche in passato l’agire artistico di Tufano - di fronte a tale situazione di degrado e di bruttura l’artista brucia una serie di maschere appese nelle spazio: volti tutti uguali, senza espressione di uomini che hanno perso la loro individualità lasciandosi condurre da pensieri omologanti. Un’idea dell’essere umano, questa, lontanissima dall’insegnamento che ci ha lasciato la vita del Nolano.

Elena Di Raddo

martedì 26 marzo 2013







La Costituzione della Repubblica Italiana PRINCIPI FONDAMENTALI Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori






Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.












2011 - referendum per uno stato pagano -testo scritto da Ivanna Rossi,  bandiere e video realizzati in collaborazione con Raffaela Tufano, 2009 lettura multietnica dell'art. 3 della costituzione italiana c\o camera del lavoro di milano ,  

domenica 24 marzo 2013


TUFANOSTUDIO
VIALE COL DI LANA, 14 – 20136 MILANO
estivo
Contrada Rukia PANTELLERIA
T: 02 89420303 - 380 4272384



Che significa per un artista colare pittura sulle rocce, da un elicottero in volo? E per il pubblico che lo osserva? La domanda può avere molte risposte, se collocato dentro la storia dell’arte contemporanea e dei suoi gesti.
Tufano si colloca dentro la genealogia che ha portato l’arte a disfarsi degli oggetti per imporsi come gesto, come pensiero realizzato in un’azione. Il processo su cui questa azione si costituisce è interamente progettato dall’artista, m ail suo risultato finale è fuori controllo, è aletorio, è delegato al caso: Tufano lo delega agli eventi atmosferici, il vento prima di tutto. Dove cadrà la sua pittura e che cosa formerà una volta sopra le rocce lo decide Eolo.
L’Arte Processuale, nata all’incirca nel 1968 per opera di Robert Morris, che delegava la realizzazione delle sue sulcture in feltro o in filo alla forza di gravità. Naturalmente bisogna fare riferimento anche alle azioni/provocazioni ludiche del gruppo Fluxus, di cu Tufano può dirsi l’estrema propaggine italiana.
Poi c’è la natura: l’artista si inserisce nel divenire naturale, con i suoi tempi di trasformazione, con le sue proprie morfologie, con le quali l’arte vuole porsi in relazione. Le rocce subiscono in tempi incomparabilmente lunghi le trasformazioni che gli agenti atmosferici determinano, mentre il paesaggio vegetale si trasforma, crescendo in tempi più brevi e percepibili.
L’arte, in questo caso la pittura., entra in questo divenire portando la sua propria temporalià.
Molto veloce nell’atto di formarsi, potenzialmente eterna nel suo permanere, effettivamente soggetta anch’essa, anzi essa soprattutto, agli agenti naturali.
E qui la memoria corre alla Land Art: grandi segni realizzati con macchine incidendo nel terreno dei deserti americani, o nelle pianure innevate del Nord del continente, da fruire, nei casi in cui l’intervento è rimasto (per gli altri ci sono le fotografie) nel luogo stesso in cui è stato realizzato, con le inevitabili modificazioni morfologiche apportate dalla natura.
Inquadrata storicamente in questo modo, resta aperta la domanda: come definire oggi u’0azionecome quella di Tufano a Pantelleria? La risposta sarà molteplice e variegata a seconda della reazione di ciascuno degli osservatori, testimoni dell’azione stessa o del suo risultato. Come succede sempre i n arte, del resto…
Giorgio Verzotti


sabato 23 marzo 2013



I N  T H E    I S-L A N D A R T
P A N T E L L E R I A
TUFANOSTUDIO25
CONTRADA RUKIA, PNTL




I N  T H E    I S-L A N D A R T
L'idea di uno spazio aperto dove opere “non completate” possono dialogare con lo spazio, con l'atmosfera, con le perturbazioni atmosferiche, climatiche, quale luogo? Se non Pantelleria! Perché un artista facilmente si lascia ammaliare dall'atmosfera del luogo quindi è meglio non cadere nella convinzione di avere "fatto" un'opera, ma contribuito.
L'opera d'arte è necessariamente incompleta, insatura, da farsi. In questo senso, le opere non completate sono le più radicali,”I Prigioni".






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